Panorama insolito il 31 maggio in Piazza Maggiore a Bologna. Sul crescentone sono state adagiate 589 coppie di orme, bianche e silenziose come i 589 pedoni che hanno perso la vita nel 2011 mentre camminavano sulle strade italiane. Una orrenda statistica a cui si aggiunge la conta dei feriti che superano i 21.000, un costo umano che dovrebbe essere intollerabile per una società civile. In altri paesi europei il pedone è sacro. In Italia, invece, il 30% viene direttamente investito sulle strisce. Molti di loro sono anziani, colpevoli di non poter adeguarsi al modello di traffico aggressivo che domina nelle nostre città.
L’iniziativa bolognese, svoltasi nell’ambito della campagna nazionale “Siamo tutti pedoni”, ha quindi l’obiettivo di emozionare e nello stesso tempo far riflettere l’opinione pubblica sulla carneficina che ogni anno si consuma sull’asfalto del nostro Paese. Una vera e propria strage, una cinica somma di singole tragedie molto spesso evitabili, essendo figlie soprattutto del mancato rispetto delle regole da parte di chi guida. In Italia, negli ultimi 10 anni, i pedoni uccisi sono 7.594 e 205.506 sono quelli rimasti feriti, mentre in Emilia-Romagna le vittime ammontano rispettivamente a 677 e 16.130. Soltanto a Bologna, invece, i pedoni caduti sono stati 84 e 3.423 sono stati i feriti.
L’onda bianca delle “Orme perdute” intende per questo sensibilizzare la collettività, mantenendo viva l’attenzione sui pedoni che ogni anno pagano dazio all’alcool, alla fretta, alla distrazione e, soprattutto, agli eccessi della velocità degli automobilisti. Secondo studi scientifici, infatti, un pedone investito a 30 km/h avrebbe soltanto il 50% delle possibilità di sopravvivere, contro il 10% dei 50 km/h e la certezza di non salvarsi se travolto a velocità superiore.
Presenti in piazza anche l’assessore alla Mobilità e ai Trasporti del Comune di Bologna Andrea Colombo e l’Assessore ai Lavori Pubblici della Provincia Maria Chiusoli. Colombo ha elogiato l’iniziativa, ribadendo l’impegno del Comune nella lotta alla strage dei pedoni attraverso l’intensificazione di zone 30 km/h in alcune aree urbane. Maria Chiusoli si è invece soffermata sullo sforzo dell’amministrazione provinciale nella creazione di progetti educativi che coinvolgano le scuole dell’infanzia, in grado così di coltivare una coscienza civica che tenga conto delle esigenze dei pedoni e non soltanto degli automobilisti.
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