Gli ultimi due anni hanno fatto registrare una drammatica inversione di tendenza nel numero di bambini travolti e uccisi sulle strade italiane. Dopo anni di forte calo, nel 2013 il numero di giovani vittime (da 0 a 13 anni, dati ASAPS) è balzato a quota 48 rispetto alle 11 del 2012. Nel 2014 siamo già a 23 decessi, e i mesi più pericolosi dell’anno devono ancora arrivare.
Nei giorni scorsi in Emilia-Romagna ha destato grande preoccupazione la tragica sequenza di incidenti che in una settimana ha causato 3 giovanissime vittime, l’equivalente al totale di quelle registrate in regione nei 3 anni che vanno dal 2010 al 2012. Jonathan, 3 anni, investito e ucciso il 22 giugno a Ravenna; Adam Essami, 3 anni, investito e ucciso il 27 giugno in provincia di Bologna e Salvatore, 5 anni, investito e ucciso sempre il 27 giugno in provincia di Reggio Emilia.
Come sempre sulla strada non si muore per caso o per una tragica fatalità. No. Queste tragedie hanno cause precise, cause che si possono eliminare. Per questo dall’esperienza di “Siamo tutti pedoni” sta nascendo un progetto promosso da Centro Antartide, Associazione La città possibile, Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità Italia e Centro Studi Città Amica che intende sviluppare, con la collaborazione delle amministrazioni, un modello progettuale e formativo interdisciplinare per la promozione della pedonalità urbana e della sicurezza degli utenti deboli della strada. Sulla base di questo lavoro avanziamo 3 proposte concrete, in grado da subito di fermare questa strage:
Sulla strada i comportamenti individuali sono in grado di fare la differenza, da subito e a costo zero. Dei 3 recenti casi registrati in Emilia-Romagna, ad esempio, uno è stato causato da un autista sotto l’effetto dell’alcol e in un altro la velocità ha giocato un ruolo importante. Chi guida deve imparare a rispettare le regole del codice della strada, ma soprattutto del buon senso. A cominciare dall’abitudine a limitare la velocità, specialmente nei centri urbani e a ridosso degli attraversamenti pedonali, e da quella di non guidare se si ha bevuto, si è stanchi o si sono assunte droghe. Su questo fronte la strategia vincente è quella del bastone e della carota: interventi di educazione e di sensibilizzazione uniti ad efficaci misure di repressione per chi sbaglia, basti pensare ai risultati ottenuti dalla patente a punti o dal Tutor in autostrada.
Ma anche i pedoni possono fare qualcosa per la propria incolumità: prima di attraversare la strada è indispensabile stabilire un contatto visivo con gli eventuali conducenti dei veicoli che stanno sopraggiungendo ed accertarci che ci abbiano visto. Se siamo con dei bambini teniamoli per mano e attraversiamo con calma, senza correre lasciandoli indietro e senza farli scappare avanti.
È importante ricordare che i bambini hanno dei limiti cognitivi e sensoriali che li rendono molto più vulnerabili sulla strada. Hanno ad esempio un campo visivo ristretto, che oltretutto può essere ulteriormente compromesso dal fatto che essendo bassi possono avere facilmente la visuale ostruita da oggetti come auto parcheggiate o cassonetti. Hanno difficoltà a valutare il movimento e non riescono a capire bene le distanze. Non sono consapevoli che vedere non equivale necessariamente ad essere visti e molto altro ancora. Di queste difficoltà dobbiamo tenere conto sia quando siamo alla guida, e potremmo incontrare dei bambini sulla nostra strada, sia quando li accompagniamo a piedi.
Il secondo fattore su cui agire è il modo in cui sono costruite le strade, che è in grado di favorire i comportamenti virtuosi o, al contrario, quelli pericolosi. In ambito urbano tanti sono gli strumenti a disposizione per moderare il traffico e limitare la velocità dei mezzi a motore e rendere possibile la convivenza tra utenti deboli ed utenti forti della strada. Uno di questi, le isole salvagente in mezzo alla carreggiata, è utilizzabile anche in ambito extra urbano e con costi contenuti. La loro funzione è triplice:
Molto importante è anche l’illuminazione dei passaggi pedonali, non a caso dei 3 incidenti mortali avvenuti in Emilia-Romagna 2 si sono verificati al crepuscolo o di notte.
La nostra proposta è di installare le isole salvagente e progressivamente su tutti gli attraversamenti pedonali e di illuminarli, a partire proprio dai punti dove si sono verificati investimenti mortali.
Per la sicurezza è inoltre essenziale che la visuale dagli e degli attraversamenti non sia ostruita da veicoli parcheggiati, cassonetti, cartelloni o altri oggetti. L’invito che rivolgiamo a tutti i cittadini è di segnalare alla propria amministrazione eventuali casi di questo tipo.
Negli ultimi anni le auto sono diventate decisamente più sicure. Per chi ci sta dentro. Non sempre per chi ci sta fuori. In particolare i SUV, che hanno riscosso così tanto successo, sono molto pericolosi per i pedoni a causa della loro altezza e della forma del cofano anteriore, che in caso di urto tende a colpire gli organi vitali che si trovano nella parte alta del corpo (testa e cuore per primi) e a scagliare a terra i pedoni. Paradossalmente per un pedone può essere meno pericoloso, a parità di velocità, essere investito da una Ferrari che da un SUV.
Prima di acquistare un’auto è quindi importante valutare anche la sua sicurezza per i pedoni. È uno dei parametri dei noti test euro NCAP che misurano la sicurezza delle vetture ed è quindi facilmente consultabile per tutti i modelli più diffusi sul sito it.euroncap.com.
La nostra richiesta è inoltre che la sicurezza per i pedoni in caso di impatto entri a far parte dei requisiti obbligatori che le auto devono rispettare per essere messe in commercio. Si può e si deve fare. L’Unione Europea può giocare un ruolo decisivo in questo senso.
La bacchetta magica purtroppo non esiste, ma esistono proposte concrete che possono dare risultati tangibili, anche in tempi brevi. Tutti possiamo fare qualcosa: cittadini, amministrazioni, legislatore. Ognuno è importante per contribuire a salvare delle vite, a cominciare da quelle dei nostri figli.
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