La nota città del Garda aderisce a “Siamo tutti pedoni” nell’ambito di una vasta serie di iniziative per la mobilità sicura e sostenibile. Il Comune ha infatti recentemente istituito due “Zona 30” nelle aree adiacenti ai centri storici di Desenzano e di Rivoltella e ha aderito alla petizione del movimento salvaciclisti ”Città 30 e Lode” e al progetto “Salute in Comune”, ideato dall’ASL di Brescia nel 2012 per costruire una sinergia per la promozione della salute e del benessere dei cittadini.
Nel 2013, inoltre, compie 10 anni il Pedibus di Desenzano, che ogni giorno porta i bambini a scuola a piedi in sicurezza, autonomia, facendo dell’utile esercizio fisico e ad inquinamento zero. Con l’aiuto del Pedibus attorno alle scuole di Desenzano in quest’anno scolastico ci saranno 240 automobili in meno al giorno, vale a dire 43.200 automobili in meno all’anno e minori emissioni di CO2 per oltre 4 tonnellate. Il Pedibus è partito nel 2003 con 24 alunni, su 3 linee, dal 5 maggio al 7 giugno. Nel 2013 è cresciuto fino a 120 alunni su 8 linee in funzione per tutto l’anno scolastico.
Dopo un lungo programma nelle classi quarte anche quest’anno si sono conclusi i percorsi di educazione stradale nel Comune di Monte Marenzo, in provincia di Lecco. Il 28 maggio sono stati consegnati i patentini e le magliette “Siamo tutti pedoni” come regalo per tutti gli alunni che hanno partecipato alle attività didattiche.
Panorama insolito il 31 maggio in Piazza Maggiore a Bologna. Sul crescentone sono state adagiate 589 coppie di orme, bianche e silenziose come i 589 pedoni che hanno perso la vita nel 2011 mentre camminavano sulle strade italiane. Una orrenda statistica a cui si aggiunge la conta dei feriti che superano i 21.000, un costo umano che dovrebbe essere intollerabile per una società civile. In altri paesi europei il pedone è sacro. In Italia, invece, il 30% viene direttamente investito sulle strisce. Molti di loro sono anziani, colpevoli di non poter adeguarsi al modello di traffico aggressivo che domina nelle nostre città.
L’iniziativa bolognese, svoltasi nell’ambito della campagna nazionale “Siamo tutti pedoni”, ha quindi l’obiettivo di emozionare e nello stesso tempo far riflettere l’opinione pubblica sulla carneficina che ogni anno si consuma sull’asfalto del nostro Paese. Una vera e propria strage, una cinica somma di singole tragedie molto spesso evitabili, essendo figlie soprattutto del mancato rispetto delle regole da parte di chi guida. In Italia, negli ultimi 10 anni, i pedoni uccisi sono 7.594 e 205.506 sono quelli rimasti feriti, mentre in Emilia-Romagna le vittime ammontano rispettivamente a 677 e 16.130. Soltanto a Bologna, invece, i pedoni caduti sono stati 84 e 3.423 sono stati i feriti.
Anche nel 2013, probabilmente, 600 persone perderanno la vita mentre camminano per le strade italiane e altre 21.000 rimarranno ferite. Ogni maledetto anno. Ma deve per forza andare così? Se esistesse un modo per indovinare i nomi e i volti di questa macabra previsione, lo shock sarebbe tale da far portare finalmente all’applicazione di tutte le misure preventive per evitare il sacrificio di vite umane. Prima fra tutte, l’introduzione di limiti di velocità compatibili con l’idea di mettere al centro delle strade le persone e non i motori. Ostacoli e resistenze lascerebbero così il posto a città nuove, più umane e vivibili. Sarebbe una nobile gara a proporre soluzioni più efficaci.
I numeri, purtroppo, rimangono invece freddi e astratti e questo dramma non stimola risposte adeguate. Eppure ridurre la strage è possibile, lo dimostrano tante esperienze in Italia e all’estero. Con l’introduzione estesa delle zone 30, ad esempio, ad Amburgo i feriti sono diminuiti del 26%, mentre a Friburgo, città di oltre 229.000 abitanti, la moderazione del traffico ha portato all’incredibile riduzione del 76% dei feriti.
A differenza di tanti altri paesi europei, dove il pedone è sacro, in Italia chi cammina viene troppo spesso percepito come un intralcio da parte di chi guida. Sono in tanti a non rispettare persino l’elementare diritto alla precedenza sulle strisce, al punto che il 30% dei pedoni morti sulle strade perde la vita proprio negli attraversamenti a loro dedicati. Un chiaro sintomo dello scarso senso civico di molti italiani, questo, che ha portato però a una reazione importante grazie alla creazione del “Manifesto per città amiche dei pedoni”, già sottoscritto da nord a sud da grandi e piccoli centri a significare quanto questo problema sia sentito.
Le città aderenti sono 40: Ancona, Arezzo, Bari, Barletta, Bologna, Bolzano, Brescia, Cosenza, Enna, Fermo, Ferrara, Grosseto, La Spezia, Latina, Lecce, Lodi, Macerata, Mantova, Matera, Milano, Modena, Monza, Napoli, Novara, Padova, Parma, Pavia, Piacenza, Pistoia, Reggio Emilia, Rieti, Rimini, Rovigo, Taranto, Torino, Trapani, Trento, Udine, Verbania, Verona.
Stamattina chi ha attraversato via Rizzoli sulle strisce davanti all’Apple Store ha trovato a sua disposizione una “scorta” d’eccezione: l’attore Vito (Stefano Bicocchi), accompagnato da una colorata mascotte con un enorme cuore sulle spalle. Un cuore che simboleggia la civiltà. La civiltà di chi sa vedere in chi cammina persone invece che ostacoli sulla “pista”, esseri umani invece che gazzelle che devono scattare da un lato all’altro della strada. Individui che, semplicemente, stanno utilizzando il mezzo di trasporto più antico del mondo, che non inquina, che fa bene alla salute, all’ambiente, al silenzio: i piedi. Ad accompagnare Vito anche i volontari dei sindacati pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil. Insieme hanno regalato, per un giorno, ai pedoni, sicurezza e sorrisi.
L’Italia a differenza dei paesi europei più virtuosi non è un paese particolarmente amico di chi si muove a piedi, Negli ultimi 10 anni sono morte oltre 7.000 pedoni e altri 200.000 sono rimasti feriti. Un bilancio drammatico a cui si sommano le invalidità permanenti riportate dalle vittime, la metà delle quali ha più di 65 anni. Anziani, non più scattanti, e quindi più in pericolo. Un terzo, poi, viene investito proprio sulle strisce pedonali, davanti alle quali gli automobilisti sarebbero obbligati dal Codice della Strada a fermare il veicolo anche alla sola vista di persone che manifestino l’intenzione di attraversare. Ci arriva il cuore, prima che la matematica, a farci percepire la montagna di dolore che grava anche su tanti parenti e amici delle vittime della strada. Per tragedie che sono in larga parte evitabili, figlie perlopiù del mancato rispetto delle regole e dall´assenza di educazione civica tra gli automobilisti.
7.000 morti e oltre 200.000 feriti in dieci anni: non è il bollettino di guerra dell’Afghanistan ma il dato impietoso sulle tragedie che coinvolgono i pedoni. Numeri impressionanti, resi ancora più drammatici dalle invalidità permanenti riportate dalle vittime della strada. Soltanto nel 2011 si contano 21.000 feriti e ben 589 morti. Questa immagine terribile si fa ancora più nitida se si pensa che il 30% dei pedoni perde la vita mentre attraversa sulle strisce e oltre il 50% delle vittime ha più di 65 anni. Una media agghiacciante di quasi due morti e trenta feriti al giorno, una strage bianca che non può lasciar indifferente l’opinione pubblica.
Ma Reagire alla strage è possibile. Se ne discuterà al convegno “Muoversi a piedi: per una mobilità amica delle salute e dell’ambiente” che si terrà a Bologna l’1 febbraio promosso dai sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, dall’Osservatorio per l’educazione stradale e la sicurezza della Regione Emilia-Romagna e dal Centro Antartide. Parteciperanno i Segretari generali di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, Carla Cantone, Ermenegildo Bonfanti e Romano Bellissima. Insieme a loro vari esperti universitari, dell’Istituto Superiore di Sanità, degli enti locali e delle Ausl. Collaborano all’iniziativa Auser, Ada e Anteas.
Sindacati, istituzioni, università e associazioni insieme per la sicurezza dei pedoni. Se n’è discusso il primo febbraio a Bologna nel convegno nazionale intitolato “Muoversi a piedi: per una mobilità amica della salute e dell’ambiente”, nella cornice suggestiva della Sala Farnese presso il Comune. Una sala gremita di associazioni, cittadini, membri dei sindacati ha confermato il grande interesse presente attorno al tema: città e spazi comuni che cambino paradigma, da territorio dell’auto nel quale tracciare percorsi per i pedoni, a spazi condivisi con pari diritti per tutti gli utenti.
L’incontro è stato promosso dai sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, dall’Osservatorio per l’educazione stradale e la sicurezza della Regione Emilia-Romagna, dal Centro Antartide, con la collaborazione degli enti locali, delle Ausl e delle associazioni Auser, Ada e Anteas, con il patrocinio della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, dell’Upi, dell’Anci, del Comune e dell’Università di Bologna.
L’edizione 2012 di Siamo Tutti Pedoni è stata animata da iniziative in tante città:
A Bologna migliaia di post-it con la scritta “Siamo tutti pedoni” hanno ricoperto una 500 e una vespa parcheggiate nella centralissima via Orefici
Una scena insolita si è presentata oggi agli occhi di chi attraversava l’area pedonale di via Orefici: migliaia di post-it con la scritta ”Siamo tutti pedoni” ricoprivano una 500 e una vespa ferme in mezzo alla strada. “Siamo tutti pedoni” nel senso che anche chi guida, prima o poi, torna con i piedi a terra, è solo in attesa di tornare a camminare, pedone tra gli altri pedoni. E chi si muove a piedi, oggi più che mai, ha bisogno di essere rispettato. In realtà i pedoni italiani, e quelli bolognesi, a differenza degli altri paesi europei dove il pedone è sacro, devono “percorrere” ancora tanta strada per essere guardati con simpatia.
L’iniziativa è stata promossa proprio per richiamare l’attenzione sui problemi che subisce chi si muove a piedi. Nel decennio 2001-2010 a Bologna sono stati uccisi 90 pedoni e quasi 3.400 feriti, troppo spesso vittime del mancato rispetto delle regole. Basti pensare che a livello nazionale circa un terzo dei pedoni morti vengono falciati mentre attraversano sulle strisce.